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Stress lavoro-correlato per 1 italiano su 4: allarme precari e anziani

Dietro la scrivania o in fabbrica, il nemico della salute dei lavoratori è uno solo e si chiama stress. Un disturbo emergente: ne soffre 1 italiano su 4 (il 27% dei lavoratori) e  il rischio di incapparvi è in crescita, con il boom del precariato e l’aumento dei dipendenti anziani. Risultato: in Italia c’è lo stress da lavoro dietro oltre la metà delle giornate di lavoro perse in un anno. Sono i dati dell’Inail (Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro). Numeri superiori alla media registrata in Europa, dove lo stress interessa circa il 22% dei lavoratori, con costi che si aggirano intorno ai 20 miliardi di euro l’anno, fra spese sanitarie e giornate di lavoro perse. Ma secondo stime più recenti, il conto che le aziende devono pagare per lo stress subito dai propri dipendenti sta diventando sempre più salato. Uno studio pubblicato nel 2009 dall’European Heart Journal calcola che solo il trattamento sanitario del disturbo depressivo collegato incide direttamente sull’economia europea per 44 miliardi di euro, con una perdita di produttività pari a 77 miliardi di euro. In Italia, una legge prende in considerazione il problema introducendo l’obbligo per tutte le aziende, a partire dal primo agosto p.v., di valutare e misurare il livello di stress dei propri dipendenti. Una scadenza che ha aperto il dibattito sui metodi da adottare per la valutazione del rischio. In futuro, è probabile che il fenomeno aumenti a causa del progressivo accentuarsi di alcuni fenomeni come l’insicurezza dei contratti, l’età sempre più avanzata dei dipendenti e gli alti carichi di lavoro, fattori che portano i lavoratori a percepire uno squilibrio tra l’impegno richiesto e la propria capacità di affrontarlo; questo genera tensione emotiva che, a sua volta, può essere causa di patologie psichiche od organiche, anche molto gravi, che possono portare a situazioni drammatiche come i suicidi di cui le notizie di cronaca danno quotidianamente conto. 

La valutazione del rischio prevede l’analisi oggettiva di dati statistici aziendali e una valutazione soggettiva attraverso, per esempio, interviste o focus group; si delineano anche i possibili interventi correttivi da mettere in campo. Situazioni di malessere si traducono in diminuzione di prestazioni e utile. È strategico cercare di eliminarle o di gestirle, per migliorare il clima aziendale e il benessere dei propri lavoratori.

Fonte: adnkronos

Categorie:Attualità, Lavoro, Sociale
  1. 2 gennaio 2011 alle 02:17

    Complimenti per l’articolo e per il tuo sito web, e speriamo che il 2011 sia un anno meno stressante per tutti quanti

  1. 8 luglio 2010 alle 06:44

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